Giovani e apprendimento motorio
Dall’undicesimo anno di età al tredicesimo circa sia i maschi che le femmine raggiungono un elevato grado di apprendimento motorio. I nuovi atti motori sono appresi con facilità e si fanno notevoli progressi. I progressi più importanti riguardano la struttura di base del movimento, l’impegno del tronco, la fluidità, la flessibilità. Rispetto all’età precedente l’ampiezza dei movimenti è maggiore (mobilità articolare), maggiore è la loro forza ed il loro grado di velocità. Da quanto sopra deriva l’esigenza di utilizzare al meglio questa età per acquisire tutti quegli elementi (pre-requisiti) che saranno necessari per una “pratica sportiva permanente”. È questo il periodo più favorevole per l’apprendimento di capacità motorie e per questo bisogna sfruttarlo al massimo anche nello allenamento sportivo.
Allenamento sportivo e multilateralità
Gli esercizi specifici e di gara saranno coniugati razionalmente con gli esercizi di sviluppo generale. Purtroppo l’errore di un allenamento unilaterale e specializzato si riscontra molto spesso: i giovani atleti ottengono un incremento delle prestazioni ma con la conseguenza che, nell’età dei massimi risultati, le prestazioni non migliorano, o addirittura ristagnano.
La giusta dose di entusiasmo
Altra considerazione da tenere in debito conto è il fatto che è difficile conoscere a quest’età il loro entusiasmo per lo sport, per il gioco, per l’esercizio. L’allenamento può essere spesso noioso per chiunque. Ben sapendo che la portata dell’attenzione del giovanissimo è limitata, ritmi monotoni di allenamento ed esercitazioni poco creative non mantengono al giusto livello le motivazioni e l’entusiasmo. Di quali elementi dunque bisogna tener conto nell’addestramento dei giovani?
Facciamo una breve disamina.
1. Divertimento
Perché non trasformare le esercitazioni di allenamento in gioco?
L’allenamento può così diventare più piacevole e più produttivo!
2. Comunicazione
Che sia breve, concisa e chiara. L’allievo deve percepire con immediatezza ciò che l’istruttore vuole che egli esegua.
3. Essere positivi
Suggerire all’allievo ciò che deve fare e non quello che non deve fare. Hai la mano del’arco rigida/tieni rilassata la mano dell’arco — non devi muovere la testa al rilascio/tieni ferma la testa — la tua postura è scorretta/assumi una postura più equilibrata — non essere nervoso/mantieniti calmo.
I commenti negativi fatti dall’istruttore portano l’allievo ad avere un basso concetto di sé, ad essere frustrati e a desiderare di essere lontani dalla situazione di apprendimento.
4. Rinforzo
Quando l’istruttore, dopo l’esecuzione di un tiro, commenta: “continua così! ottimo lavoro!“ mette in atto una delle principali proprietà del feeback estrinseco cioè il rinforzo (lode, incoraggiamento). Che ha lo scopo di fare in modo che l’azione venga riprodotta di nuovo.
Effetto contrario produce la punizione: diminuisce la probabilità che l’azione venga riprodotta di nuovo.
Il rinforzo e la punizione possono essere forniti (feedback estrinseco) sia verbalmente, sia con espressioni del viso o altri tipi di comunicazione non verbale. Spesso, l’allenatore che sorride o aggrotta le sopracciglia comunica con l’allievo in maniera più chiara ed inequivocabile.
Un istruttore dovrebbe fornire il rinforzo positivo sia in maniera verbale (“ben fatto!“) sia in maniera non verbale (sorriso).
Punizione e rinforzo negativo vengono erroneamente considerati alla stessa stregua.
Il rinforzo negativo può avere, nel tempo, lo stesso effetto del rinforzo positivo: aumentare cioè la probabilità che l’atto motorio venga ripetuto.
Siamo sulla linea di tiro. Giovanni sta effettuando una serie di tiri negativi ed il suo istruttore, dopo ogni tiro, commenta: “pessimo!“. Ad un certo punto Giovanni effettua un bel tiro, preciso e ben coordinato. L’istruttore, a questo punto, ha la possibilità di fornire un rinforzo negativo semplicemente rimanendo in silenzio. Mettendo fine alle sue critiche, l’istruttore rinforza Giovanni per il tiro corretto che ha fatto. . Da situazioni sperimentali emerge il dato che il rinforzo positivo produce i migliori effetti rispetto al rinforzo negativo che, insieme alla punizione, ha effetti meno prevedibili.
La legge dell’effetto (legge empirica dell’effetto di Thorndike)
Un’azione provocata da uno stimolo, e seguita da conseguenze piacevoli o gratificanti, tende a essere ripetuta quando questo stimolo si presenta di nuovo; un’azione seguita da conseguenze spiacevoli, o punitive, tende a non essere ripetuta.
Il feedback estrinseco può produrre dipendenza ?
Il feedback estrinseco, quello cioè fornito dall’istruttore, va somministrato con oculatezza. Se troppo frequente può indurre l’allievo a fare troppo affidamento sull’informazione dell’istruttore.
Quando viene tolta “la stampella“ si crea dipendenza e si determina inevitabilmente un peggioramento della prestazione. L’allievo va quindi condotto “per mano” a fare affidamento sui più sofisticati processi di feedback generati dall’interno (feedback propriocettivo intrinseco), creando così i presupposti per “formare” l'atleta autonomo e pienamente responsabile delle sue azioni.